giovedì 29 marzo 2012

buon compleanno neuronerd!


il blog neuronerd compie un anno.

Si festeggia nel migliore dei modi: tra pochi giorni partirà la nostra sperimentazione con il professore Viggiano, docente di fisiologia della Seconda Università degli Studi di Napoli. Stay tuned

grazie a tutti voi

venerdì 2 marzo 2012

Apologia dell'errore

Un uomo di genio non commette errori. I suoi sbagli sono intenzionali e sono portali di scoperta(J.Joyce)
La biologia è il regno degli errori (e degli orrori). Darwin ha fatto risalire le “prodezze” umane a innumerevoli sbagli di un organismo microscopico, incapace di replicarsi con fedeltà. Dal batterio a bipedi forniti di grosso sedere, abili mani, cranio crivellato e rapidi a ciarlare. Non dobbiamo necessariamente scomodare l’evoluzionismo, né i filosofi, per celebrare l’errore: la DNA polimerasi, l’enzima che duplica il genoma per destinarlo alla cellula figlia, commette un errore ogni 109 nucleotidi (e non è l’unica a sbagliare). Sembrerà poco, ma non lo è considerando l’innumerevole quantità di specie viventi e l’enorme tempo a disposizione concesso dalla Terra: siamo predestinati a inciampare lungo il cammino.
Il tanto osannato sistema nervoso nasce con i riflessi: risposte rapide, involontarie, a stimoli ambientali. Famosa l’illustrazione contenuta nel “De Homine” cartesiano, nella quale un bambino ritira il piede perché si scotta: a nulla valgono i consigli materni, senza sbagliare non potrebbe capirlo. Ancora oggi non possiamo minimamente fare a meno del dolore, nemmeno dopo l’infanzia. La scuola di guerra tedesca ci ha donato forse il più famoso aforisma: “ciò che non mi uccide mi rende più forte”. Il dolore metabolizza gli errori restituendo crescita e robustezza e nemmeno il più illuminato dei cervelli potrebbe mai farne a meno. I genetisti ci assillano con “le mutazioni sono il motore dell’evoluzione”: così l’alterazione genica che fa impazzire la cellula, il tumore, è assai vantaggioso per gli organismi unicellulari, mentre diventa letale per quelli grandi e grossi. Un errore ci uccide, un altro ci regala le mani di Paganini. Troppi errori cominciarono a diventare insostenibili quando si volle camminare: è solo per questa ragione che la selezione naturale risparmiò la comparsa del cervello vero e proprio. In primis cervelletto e gangli della base, veri e propri dittatori degli arti, in grado di porre il veto a più del 90% dei suggerimenti inviati dalla periferia. In secundis la corteccia cerebrale, supremo tiranno di idee, emozioni e istinti. Come discriminino giusto e sbagliato resta un mistero: secondo le teorie odierne solo quando, dopo tanti sbagli, il risultato corrisponde all’obiettivo. “Sbagliando si impara”. Le stesse sinapsi crescono a caso, e quelle non stimolate vengono recise.
Il primo dei sensi a comparire nella filogenesi è stato l’olfatto, poi gli altri. I motivi, sempre gli stessi: un’esperienza negativa con un alimento, un odore, un suono o un colore basterà per evitare il contatto futuro con quella sostanza. Medesimo discorso per la comparsa del centro del vomito, l’area postrema troncoencefalica: sopperire alla poco consona ingordigia dei nostri antenati. Per nulla infallibili, anzi preda di condizioni e suggestioni. L’occhio e l’orecchio di Alex deLarge ripudiano i film di violenza mostrati mentre i medici gli iniettano una sostanza emetica (che provoca il vomito): l’errore viene qui asservito dalla società per abolire istinti moralmente sconvenienti. In un recente studio di Kim BR è stato dimostrato, con semplici compiti valutativi, che la devianza da norme sociali viene trattata dal cervello come un proprio errore di valutazione. Una suggestiva guerra civile tra neuroni: liberali e neuroni specchio. Questi ultimi, scoperti da Giacomo Rizzolatti vicino all’area di Broca, un centro del linguaggio, ci invitano a scimmiottare chi è davanti a noi, e gradualmente a conformarci agli altri individui della nostra specie.
Tutto ciò è ben orchestrato: in un recente esperimento di Hester viene analizzata l’attività della corteccia frontale posteromediale (pMFC) prima e dopo la realizzazione di un errore; dopo l’errore i comportamenti vengono significativamente rallentati e meglio ponderati. Ma ancora una volta la società continua a baloccarsi con le nostre menti, infiltrata nel Super-Io (di cui probabilmente i neuroni specchio sono un aspetto fondamentale). Un rallentamento post-errore è stato osservato anche in un lavoro di De Bruijn, persino dopo errori altrui, in una situazione cooperativa; al contrario, in un contesto competitivo, vi è una tendenza ad accelerare i compiti. Questo indica che il sistema neuronale in grado di processare gli errori ha un’alta flessibilità, determinata dal contesto. Infatti in un altro articolo dello stesso autore gli errori in un contesto competitivo sono stati considerati dai soggetti come perdita di gratificazione sia se commessi da loro sia dagli altri partecipanti. Tanti gli studi a riguardo dei centri di controllo degli errori, ad esempio, Longe mostra come l’attività della parte dorsolaterale della corteccia prefrontale sia correlata ad alti livelli di autocritica, associata a un grande processamento degli errori e inibizione di comportamenti, maggiore in alcuni individui. La porzionale ventrolaterale della stessa corteccia prefrontale è invece associata a incoraggiamento individuale. Tutti questi studi aiutano la ricerca sulle malattie mentali come il disturbo bipolare e la depressione, ma non solo.
E’ proprio l’auto-incoraggiamento, la self-confidence, la grande forza che spinge avanti, cioè verso nuovi errori, la produzione umana. Non possiamo innalzarci restando a guardare i volti altrui: “I pedagoghi e gli educatori della prima infanzia riconoscono nell’errore del bambino che sta imparando a parlare un indizio del suo lavoro linguistico, che non è solo di semplice mimesi, ma anche, e soprattutto, di costruzione creativa e personale. Il bambino, in altre parole, non si limita ad imitare le frasi sentite da altri, ma utilizza il materiale linguistico di cui dispone per creare nuove frasi e nuove strutture sintattiche mai sentite prima. Questo lo vediamo quando il bambino dice “io ando” invece di “io vado”: capiamo soltanto così che egli ha utilizzato il verbo “andare” – che ha sentito da qualcuno – per formare la terza persona singolare per assimilazione.” Magari tutta l’arte fiorisce in questo modo. Non si può certo creare a mente vuota: spesso le grandi opere nascono da errori da parte di un riproduttore, come una canzone nasce da variazioni di un brano noto, inebriata da mille influenze. Homo sapiens e i suoi prodotti (alti e bassi) sono semplicemente figli della serendipità: non potremo mai toccare il cielo, ma non abbiamo alcun limite nell’esplorare la Terra con le nostre braccia e le nostre menti
Il progresso non è altro che brancolare da un errore all'altro. (Henrik Ibsen)
Roberto Infante
Approfondimento filosofico: http://www.libreriauniversitaria.it/apologia-inciampo-dona-massimo-bompiani/libro/9788845270659
References:
Kim BR, PMID:22038705
Longe O PMID:19770047
Hester R PMID:18189005
De Bruijn ER PMID:21347989
de Bruijn ER PMID:22347154